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    martedì 25 novembre 2008

    Genova, 2001

    Sono così triste per questa vicenda del lavoro che sto facendo fatica a vivere. Non riesco neanche a parlare, e allora mi riaffaccio qui solo per regalarvi due punti di vista su una delle pagine più nere della nostra storia. Sono due contributi importanti, il primo mi ha molto toccata, il secondo mi ha fatto riflettere su dei lati che non avevo considerato, e dato un po'di speranza.



    CI RIVEDIAMO FRA TRE MESI di Marco Travaglio
    Quando si dice che, prima di com­mentare le sentenze, bisogna leg­gere le motivazioni, non è una fra­se rituale. Perché, fatto salvo il di­ritto delle vittime a protestare se ritengono di non aver avuto Giu­stizia, gli altri dovrebbero almeno sapere di che stanno parlando. Per ora, c'è solo un dispositivo di poche righe con l'elenco degli imputati assolti e di quelli condannati. Nient'altro. Entro tre me­si, sapremo anche i perchè e i percome. Cioè qua­li fatti sono stati accertati, quali sono stati smenti­ti, e quali sono stati accertati ma non c'è la prova certa che li abbia commessi Tizio piuttosto che Caio. Paradossalmente tutti i commenti sulla sentenza di Genova sono uguali: si è detto, con toni opposti, che i giudici hanno smentito l'esi­stenza di mandanti superiori per le violenze del­le forze dell'ordine contro cittadini inermi nella scuola Diaz e per le prove false create ex post per giustificare la mattanza. L'ha detto chi a sinistra s'è indignato perché i giudici hanno risparmiato i vertici della polizia, l'ha detto chi a destra se n'è felicitato. Niente di più sbagliato o (almeno) di più prematuro. È possibilissimo che nelle motiva­zioni il Tribunale di Genova metta nero su bian­co che i mandanti esistono e gli agenti condanna­ti eseguivano ordini superiori, ma le indagini non li hanno individuati oltre "ogni ragionevole dubbio": o perché sono state fatte male, o perché sono state depistate (un'inchiesta parallela sul­l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro ipotiz­za qualcosa del genere), o perché le prove a cari­co di Tizio o Caio non erano sufficienti ma era impossibile scoprire di più in quanto i mandanti non han lasciato impronte digitali. Vedremo, leg­geremo. È già accaduto per Piazza Fontana: quando la Cassazione assolse, due anni fa, Delfo Zorzi, si disse, a sinistra con dolore e a destra con sollievo, che cadeva la pista nera e si tornava al­l'anno zero. Poi usci la sentenza e nessuno ne parlò. Peccato, perché la sentenza afferma che la matrice nera della strage è accertata, la bomba era opera della cellula veneta di Ordine nuovo, ma non c'erano prove sufficienti a carico di Zor­zi, mentre altri probabili complici come Freda e Ventura non potevano più esser condannati perché già giudicati e assolti per lo stesso fatto. Chiedere al processo penale di ricostruire la verità assoluta di un fatto è assurdo: la verità giudizia­ria è sempre, inevitabilmente, un minuscolo spic­chio di quella complessiva. Il che non vuol dire che la verità giudiziaria non vada considerata, anzi: vuol dire che, quando si accerta 10, biso­gna calcolare che è accaduto 100. Ecco perché, in un Parlamento normale, cioè non in quello ita­liano, sarebbe doverosa una commissione d'in­chiesta che accerti le responsabilità politiche dei vertici della polizia del 2001: per farlo bastano prove molto meno stringenti di quelle richieste per mandare qualcuno in galera. Se il nuovo ca­po della Polizia Antonio Manganelli s'è assunto la responsabilità politica della morte del tifoso Gabriele Sandri, ucciso da un agente in circostan­ze impreviste e imprevedibili in un autogrill, non sarebbe difficile fare altrettanto per chi dirigeva le operazioni in un evento ampiamente previsto e pianificato come il G8. Ma in Italia, da una ven­tina d'anni, sappiamo a che servono le commis­sioni d'inchiesta: a fabbricare verità di comodo, cioè di partito; a diffondere ricatti; e a impapocchiare quel poco che la magistratura è riuscita ad accertare. Dio ce ne scampi.

    11 commenti:

    1. Aspettiamo pure il deposito, ma il dolore e la rabbia per la sentenza rimangono interi...

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    2. Vale, non te la prendere per il lavoro.Oggi mi hanno avvilito tantissimo in ufficio. Sono molto arrabbiata, ma succede a tante persone, bisogna lo stesso lottare come si può con tutte le nostre forze. Non farti intimorire. Baci

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    3. Aspettiamo questi tre mesi, ma sinceramente a me sembra che l'ingiustizia sia stata fatta.

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    4. ciao vale come stai? stef
      www.comunicazionepolitica.splinder.com

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    5. Travaglio ha quasi sempre ragione.
      Per il resto, dai forza e coraggio, non arrenderti:-)

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    6. Ciao Vale..piacere di conoscerti.
      Ho dato un'occhiata al tuo mondo, scrivi benissimo e sei davvero in gamba.
      Hai tutti i motivi per essere incavolata nera per il lavoro ma vedrai che tutto si risolverà per il meglio, te lo auguro di cuore.

      Buona serata leonessa!!

      (fai bene ad essere felice di essere donna ^_^)

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    7. ...ce ne scampi... e liberi se mi consente. :)

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    8. Già.
      Di solito le smentite, o le "errata corrige", o le motivazioni sono relegate a piè della 5a pagina, perchè non si vive più neppure il presente... ma solo la sua superfice.
      Lavoro... un argomentino... mmmmmm,
      se ci fosse qui Bukowski, saprebbe risponderti adeguatamente, (eh, eh, eh!) comunque già essere responsabili di se stessi non è da tutti, non trovi?!
      A presto, spero anche sul Mucchio.
      Stefano e Banjo.

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    9. ..non credo sia possibile ormai pretendere giustizia.
      Per capirlo, basta vedere gli avanzamenti di carriera delle persone chiamate in giudizio.

      Quindi, finiranno per prenderlo in "quel posto", oltre ai bastonati, solo i bastonatori, ma non chi era nella stanza dei bottoni; non illudiamoci.

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    10. Siamo tutti colpevoli, anche e soprattutto noi che c'eravamo. Ancora mi capita di avere incubi di notte, rivivere Genova. Mi sveglio più vergognandomi che con spavento e mi chiedo: "perché me ne sono andata, seppure dopo tre giorni d'inferno, perché non sono rimasta là, fino a ritrovare tutti i dispersi e ad avere piena giustizia" e i miei diciotto anni d'allora non mi bastano, non sono una scusa sufficiente.
      A novembre dell'anno scorso eravamo tanti a Genova, ma non basta, bisogna fare di più per quei ragazzi che stanno facendo da capi espiatori, se non possiamo più aiutare noi stessi e neppure Carlo, aiutiamo loro. Adesso.

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    11. Ciao, è la prima volta che passo qui da te, scrivi molto bene e nel scrivere dai sensazioni, sai lavorare è dura per tutti, c'è chi sta meglio e chi peggio, io nei miei 36 anni di lavoro ho cambiato ambiti e ora sono in uno nuovo da 5 anni dopo aver dato i miei 30 in un ente, senza mai avere un grazie per il lavoro svolto e senza medaglie o premi vari, non è che me ne importi tanto, a me basta che mi lasciano lavorare indisturbato e non chiedo gloria. Sui fatti di Genova beh che dire, io abito qua e ti posso garantire che a secondo del mio giudizio che sia giusto o sbagliato, mi sembra che le colpe ci siano sia da uno che dall'altro schieramento, lavoro proprio qui dove sono successe i casini e posso dire che non vedo come in una manifestazione dichiarata pacifica si possa brucciare le auto o negozi di chi ha fatto sacrifici con il proprio sudore, sia giornali e televisioni hanno dato colpe a tutti ma sappiamo che la verità non è cosi, noi che abbiamo vissuto quei tre giorni di guerra, forse e sicuramente la vera verità nn verrà mai fuori, ma questo vale anche per molte altre cose che sono successe nel nostro paese, si sa che chi puo fa scomparire le vere ragioni e oscura tutto, non dico che sia sinistra e ne destra ma chi ne ha solo il benificio di questo, sai si da sempre colpe a i colori ma credo che si dovrebbe iniziare a dire che le colpe sono solo di uomini con interesse proprio e non di tutti. ciao e un augurio di buon natale e felice anno nuovo, un kisss dolce ALby

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    "La libertà non è star sopra un albero,
    non è neanche un gesto o un’invenzione,
    la libertà non è uno spazio libero,
    libertà è partecipazione."