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    giovedì 15 febbraio 2007

    Una mia mail inviata ad una mailing su welfare e disabilità (stanno mettendo sù a Torino un gruppo che dovrebbe occuparsi di formulare proposte politiche sul tema).

    Vorrei fare una considerazione che non ho avuto modo di fare nel corso della riunione (a proposito: sono andata via prima, è già stata fissata un'altra data?).
    Va bene battersi contro le barriere architettoniche. Se devo essere sincera quelle culturali mi preoccupano molto di più. Mi interesserebbe parlare dei diritti esigibili. Quali sono?
    quelli fondamentali? il diritto di entrare in edifici pubblici senza barriere. Il diritto alla scuola. Il diritto al lavoro. Alla salute. Eccetera eccetera.
    Il problema è che secondo me bisognerebbe insistere sul fatto che la persona disabile non ha solo questi diritti "fondamentali". La persona disabile dovrebbe essere messa in grado di condurre una vita il più possibile simile a quella che condurrebbe se non avesse i problemi fisici. Non sto dicendo che bisogna "negare il problema", quanto che bisogna "conviverci bene".
    Claudio Imprudente, uno spastico molto noto che credo qualcuno di voi conoscerà, spesso racconta che viene molto invitato in oratori, parrocchie, e così via. Per lui questa non è integrazione, magari per un altro sì. Non è mia intenzione giudicare. Mia intenzione è cercare di battermi perchè la persona disabile cui piace andare in parrocchia ci vada, e quella cui piace andare ai rave (per citare un estremo!) sia messa in condizione di poterci andare lo stesso. Secondo me culturalmente c'è molto da battersi per questo.
    Questo, in due righe, è un mio pensiero maturato in due anni di litigate con le assistenti sociali.

    3 commenti:

    1. Già bisognerebbe proprio sapersi spiegare cosa vuol dire "integrazione".

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    2. In effetti le tue parole mi fanno riflettere su un luogo comune di cui siamo poco consapevoli. Pensiamo che chi ha un handicap dev'essere contento di qualsiasi aiuto che gli permetta di superarlo, senza chiederci se questo aiuto va in una direzione da lui scelta, se risponde davvero ai suoi desideri e alle sue scelte. Forse pensiamo che l'unico desiderio che possa avere sia quello di poter fare qualcosa nonostante l'handicap, ma una cosa qualsiasi, basta che riceva un aiuto. In pratica si deve far andare bene qualsiasi cosa, perchè senza sarebbe peggio. Il che semplifica la vita a chi dice di voler aiutare "chi ha bisogno", in effetti...

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    3. Questo discorso è difficile da far accettare e spesso passo dalla parte del torto....

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    "La libertà non è star sopra un albero,
    non è neanche un gesto o un’invenzione,
    la libertà non è uno spazio libero,
    libertà è partecipazione."