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    lunedì 31 luglio 2006

    Sono reduce da 2 giorni persi tra la bassa mantovana e reggiana, insomma sempre bassa, sempre lunghe distese piane, piane, piane, che toccano il cielo, e casette, negozietti, benzinai, personaggi strani, biciclette. Che poi son stata fuori poco, siamo stati la maggior parte del tempo coricate, a leggere, sparar cazzate, dormire. Ne avevo bisogno, sono stanca. Quest'amica non abita proprio a Mantova, ma a Levata, paese d'origine di mio nonno. Noi mica lo sapevamo, è stata una sorpresa che ha aperto la porta al racconto, da parte di mia mamma, di aneddoti familiari. Alcuni li ricordavo, ovviamente. Sapevo di quando la nonna ad 11 anni andava in giro con la gonna carica di bombe a mano datele, da quel pazzo del bisnonno, per i partigiani, perchè una bimba è meno soggetta a perquizioni. Sapevo dei garofani rossi sparsi sugli antifasisti uccisi, che se la beccavano la fucilavano subito, e anche delle lettere che lei e le compagne raccoglievano dai deportati in procinto di partire sui treni per portarle alle famiglie. E del licenziamento dalla fiat perche capeggiava le prime rivendicazioni sindacali, e se lei incrociava le braccia la seguivano tutti. Non ricordavo che quando conobbe a un ballo nonno mollò il fidanzato a pochissimi giorni dal matrimonio, beccandosi un bel po' di mazzate dal padre. Grande donna. Spero di aver preso qualcosa da lei, e mi son rincuorata sentendo raccontare di quando tanti anni fa ho aggredito un mio zio calabro che voleva convincessimo il figlio a far battezzare la nipote. Io, 18enne, mi sarei messa a gridare che conoscevo gente di chiesa stronza e che la mia migliore amica non era battezzata. Non ricordo assolutamente, ma mi complimento con me stessa.
    Ho un po' di cose da risolvere in questi giorni, prima di partire un po'per qualche giro. In treno oggi il mio i-pod mi ha scaldato il cuore e una canzone mi ha ricordato che sarebbe tempo di agire. Non ne ho la forza, ma sarebbe tempo della mia vita. O no? E invece rimango ferma, e mi calmo solo a guardare la bassa, davanti a me, che mi sembra che frema di vita, di pazzi, di amicizia.
    E ancora, pensavo a quanto influiscono i miei problemi fisici sulla mia...infelicità. Da morire. Ma fossi anche totalmente sana, mi accontenterei di una vita casa-lavoro, famiglia? Credo, forse, di sì. Ma vorrei comunque che dentro ci fosse un po' di follia, un qualcosa in più. Leggevo, sempre sul treno ma ieri, l'Emilia o la dura legge della musica, di Gianluca Morozzi. Il capitolo su CCCP-CSI-PGR è spettacolare:Il primo maggio'83 i CCCP partono su un camion sopra l'amplificazione, si fermano in piazza a Castelnuovo Monti, attaccano la spina e cominciano a suonare per gli esterefatti abitanti, affacciati dai balconi e dalle auto. Dopo 20 minuti staccano la spina, ripartono, replicano a Felina. Alla terza tappa, a Villa Minozzo, tutti gli abitanti sono tappati in casa: si è sparsa la voce che i punk stanno girando per la montagna.
    Bah, sarei meno sola e magari avrei qualche storia, ma un po'"punk", lo vorrei essere in ogni caso. No, credo che non potrei accontentarmi comunque della...normalità, anche se ora come ora ci farei la firma.

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    "La libertà non è star sopra un albero,
    non è neanche un gesto o un’invenzione,
    la libertà non è uno spazio libero,
    libertà è partecipazione."