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    domenica 30 marzo 2008

    Domenica

    Domenica di ripiegamento su me stessa, cazzeggio e restauro.

    Il mio chitarrista preferito, sempre più fuori, venerdì a Bolzano:
    Io: "Ciaooo"
    "Ciao!" "pausa di qualche secondo - "Ma...che ci fai qui? siamo a Bolzano, tu.. tu...sei di Torino...!"..
    Maddai?
    Gli altri non fanno più una piega vedendomi ormai, lo danno per scontato. E questo mi fa molto bene.

    Il partito per cui, purtroppo, potrei anche votare:


    Un genio: ora che anche Walter ha la sua girl, ha le carte in regola per fare il miracoloso sorpasso!


    E per finire, leggete, leggete bene questo post di Robecchi:
    Grande rilievo è stato dato dalla stampa nazionale al recente gallinaio fascista delle candidate Mussolini e Santanché. Dicono tutti che la monnezza e la diossina ci rovinano l’immagine, c’è da sperare che all’estero non leggano le cronache politiche, che sarebbe pure peggio. Ma tant’è: con estrema dovizia di virgolettati, nulla ci è stato risparmiato: non il nonno duce che compare in sogno (un classico della Mussolini), non il nonno duce (e dàgli) che ripudia la nipote in quanto valletta di Fini. E tutto il contorno littorio dei treni in orario e puttanate consimili. Colore locale, insomma, la tanto amata dai media “prevalenza del cretino”, che vivacizza la grafica e alleggerisce il tg: due figlie della lupa che si azzuffano sul nonno sono sempre un buon trucco per non parlare di cose serie. In più, altro aspetto assai gradito ai media, si può mostrare l’effetto collaterale delle famose “donne in politica”, rappresentandole nei panni di due povere isteriche, magari con l’aggiunta (par condicio) di qualche altra svaporata creatura atterrata da marte. Sembrava già troppo una ducia, ma averne due e ben misero destino. Ma succede che la propaganda fascista non si limiti alle teorie storico-lisergiche sul glorioso ventennio, ma vada a toccare vite vere, persone, esistenze, destini. Al campo rom arriva la propaganda della Santanché. E il giorno dopo arrivano le ruspe del Comune, e questo non è un chiacchiericcio in sottofondo, il solito scemenzaio in orbace, ma cingoli e distruzione, deportazioni, retate e pogrom, un po’ come ai tempi del nonno buonanima. Sulla pelle di un centinaio di persone, non clienti del Billionaire e non entusiaste dell’Expo, la campagna elettorale ha fatto uno dei suoi colpetti di teatro: la liftata gerarca che visita il campo e, subito dopo, il vicesindaco milanese di An che lo abbatte. Piccolo episodio, ma preziosa lezione: quando si litiga su chi è più fascista, il risultato non può essere che più fascismo. Poche righe dai media: non è divertente. Ci vorrebbe qualcuno che dice: “non si può fare”.

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    "La libertà non è star sopra un albero,
    non è neanche un gesto o un’invenzione,
    la libertà non è uno spazio libero,
    libertà è partecipazione."